Rassegna storica del Risorgimento
1798-1799 ; ISRAELITI ; REPUBBLICA ROMANA (1798-1799)
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1953
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Gli ebrei nella Repubblica romana del 1798-99 331
Sul piano fiscale Io sfruttamento della Comunità romana raggiunse forme inimmaginabili per faziosità ed inumanità, e Erano tributi e tasse di ogni genere, formatisi per via di espedienti, senza un criterio direttivo, unitario, gravosi sempre, offensivi nella maggior parte dei casi. Diversi d'origine, promessi per un tempo limitato o per un'occasione determinata, finirono ben presto per trasformarsi in gravami perpetui, a cui in seguito di tempo venne a mancare parecchie volte il fondamento o il pretesto che li aveva provocati . *) All'arrivo dei Francesi gli ebrei erano sottoposti al regolare pagamento (a prescindere quindi da quelle occasionali e dalla tassa di immigrazione) di 16 tra tasse e contribuzioni dirette. Tra esse alcune costituivano dei veri e propri insulti alla dignità umana, come l'indennizzo, in ragione di 10 fiorini a sinagoga all'anno, dell'obbligo di partecipare alle corse di carnevale, detto anche tassa per l' Agone e Testaccio. Ecco come si esprime un antico cronista a proposito di quella corsa, il riscatto dalla quale aveva dato orìgine a questa tassa: La festa di Agone e Testacelo è una lotta che si faceva dagli antichi romani, denominata il gioco de' Saraceni, nel quale si servivano degli Ebrei per cavalcarvi sopra a guisa di somari i lottatori; e questo in piazza Navona, detta Agone, il basso popolo, ed in Testaccio gli Ufficiali di Milizia. 2)
Alcune delle tasse indirette, come quelle sul pane, vino, sale macinato, ecc., erano per gli ebrei maggiori che per gli altri sudditi cristiani. Circoscritte al massimo le loro attività dai privilegi e dalle innumeri restrizioni, gli ebrei, con l'aggravarsi della crisi economica dello Stato pontifìcio, si videro inoltre fatti segno a tutta una serie di attacchi da parte dei loro concorrenti cristiani, che spesso ottennero ulteriori provvedimenti restrittivi e che anche quando non li ottennero riuscirono, però, a rendere ancora più difficile ed incerta la vita economica delle comunità. Così, nel 1682 furono aboliti i banchi ebraici di pegno; nel 1726 i robivecchi cristiani sporsero querela contro quelli ebrei perchè esercitavano fuori, del ghetto; ugualmente i farmacisti cattolici chiesero che gli ebrei fossero esclusi dal commercio dei medicinali; attorno al 1750 i droghieri cristiani ottennero che. gli ebrei fossero esclusi dal commercio dei generi coloniali, commercio sino a quel momento nelle mani di alcune famiglie levantine di Ancona. 8* In tali condizioni non può meravi-
1) Cfr. À. MILANO, op. cit., pp. 37-38.
S) Analoghe feste avevano luogo anche in altre località dello Stato e anch'esse furono riscattate mediante pagamento di contribuzioni fisse. A Ferrara, a Palazzo Schifanoia si conserva un affresco di Cosmè Tura e Francesco Cossa che rappresenta appunto la corsa degli asini e degli ebrei.
3) Per incoraggiare i traffici e l'approvvigionamento dello Stato, nel 1547, Paolo Ili dispose tutta una serie di vantaggi in Ancona per i mercanti turchi, greci, ed ebrei levantini. A questi ultimi fa concesso, al contrario dei loro correligionari: dello Stato, di esercitare qualsia! commercio, di aggirarsi liberamente per tutto il territorio senza vincoli, distintivi e pericolo di rappresaglie. Nel XVI -XVII secolo gli ebrei levantini contribuirono notevolmente alla vita economica dello Stato pontificio. Nel XVIII però la attuazione mutò, la comunità levantina, che era esistita per quasi due secoli affianco a quel In nazionale, quasi scomparve, eia per la diminuita importanza del porto di Ancona, sia per la inclusione di molti levantini nati nello Stato tra i nazionali, sia. infine, per lo persecuzioni compiute o almeno tentate di tanto in tanto anche contro i levantini dall'autorità o dalla plebaglia. Fatto sta che nel 1797 la comunità anconetana era ridotto al soli nazionali, in numero di circa 1350.
Per lungo tempo il commercio dei coloniali era stato nelle moni di dna famiglie levantine i Baruffaci e gli Ambron.