Rassegna storica del Risorgimento

1798-1799 ; ISRAELITI ; REPUBBLICA ROMANA (1798-1799)
anno <1953>   pagina <332>
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Renzo De Felice
gliarè che nel corso del XVIII secolo si registrassero tra i commercianti ebrei, specie di Roma, molti fallimenti, che molti altri si vedessero costretti a chiu­dere le loro botteghe e a ridursi a lavorare in casa e che sovente la Comunità romana, detta ufficialmente Università degli Ebrei, non fosse in grado di fare fronte ai suoi impegni verso l'amministrazione pontificia.
Le spese annue si stabilizzarono sui 1517 mila scudi, mentre le entrate, costituite quasi esclusivamente dal gettito della tassa sul capitale, che la Comunità era autorizzata a riscuotere, continuarono a eontrarsi, per il pro­gressivo impoverimento dei suoi membri. Tale impoverimento è documenta­bile sulla scorta delle dichiarazioni giurate dei capitali imponibili netti dei contribuenti della Comunità. Si passa da 188.862 scudi del 1691-95 a 38.525 del 179195. A tale impoverimento non sfuggirono neppure le più ricche famiglie: i Baraffael, per esempio, il cui capitale netto si era aggirato per un secolo intorno ai 15.000 scudi giurati, se lo videro ridotto nel 1791 a soli 9000. ') Sui membri della Comunità inoltre gravavano forti spese per l'assi­stenza e la beneficenza (6-8000 scudi annui) di cui nulla, per ordine papale, poteva essere prelevato dal bilancio della Comunità. Le entrate comunitarie dai quasi 15000 scudi del 1696 erano calate nel 1797 a poco più di 6000. Il disavanzo passivo fu pertanto normale nel 1700, oscillante tra i 6 e i 9000 scudi annui, senza calcolare le quote di ammortamento del debito verso la Camera Apostolica e la Capitolina. In queste condizioni non può meravigliare il debito di 414.723,26 scudi che già nel 1717 la Comunità aveva con l'ammini­strazione pontificia. Nonostante alcuni sgravi che questa si vide costretta a concedere verso la metà del secolo per l'insostenibile situazione della Co­munità (in questo periodo quasi tutti gli atti ufficiali indirizzati all'autorità portano a mo' di motto il versetto biblico Qui nimis emunget elicit sangui-nem), questa, nel 1755, fu dovuta ascrivere fra i debitori di poca speranza. A questo vero e proprio fallimento aveva portato l'esasperato fiscalismo pontificio verso un gruppo di cittadini ai quali erano precluse quasi tutte le vie e per di più in un paese in grave crisi. A nulla valsero le concessioni di Clemente XTV (176974) che accordò varie immunità e la libertà di esercitare ogni arte e commercio; la crisi era ormai talmente profonda che dalle dichiara­zioni giurate di quegli anni non si può ricavare alcun sintomo di migliora­mento: la parabola discendente continua inesorabile.
A questo regime di fiscalismo e di sopranazione, per avere un quadro esatto della situazione, bisogna aggiungere la situazione giuridica e morale. Gli ebrei sottostavano di fatto alla giurisdizione dell'Inquisizione, sebbene, come gli altri idolatrici Maomettani, e gl'Infedeli d'altre sette, ne fossero ufficialmente esclusi, I casi che venivano meno a tale regola erano tali e tanti, che tutta la vita dell'ebreo non sfuggiva alla giurisdizione dell'Inquisizione che arrivava al punto di arrogarsi il diritto di intervenire su problemi della religione giudaica con la scusa che si trattava di cose della Fede, le quali a noi Cristiani, e a loro sono comuni... 2) A prescindere da ciò una sostan­
ti L'imponìbile accortolo atavn al patrimonio complessivo effettivo, tenendo conto degli sgravi e delie focilitu/.ioni, con una presumibile approssimazione di poco inferiore della metà.
9 Cfr. Saero Arie/tal* onero prativa dtilVÙfficio della Santa Inquìsitione, Roma, 1639. pp. 19-20; 290; 336.