Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno
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2001
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pagina
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522
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522 Gianni Marongiu
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16. Venendo all'Italia, è bene precisare che il primo ceto politico dirigente, per sua propria cultura, era ben informato del nascente dibattito sulla progressività. Come pure ben sapeva che, secondo le stragrande maggioranza degli Studiosi, un'eventuale imposta progressiva non avrebbe violato né la lettera né lo spirito dell'art. 25 dello Statuto albertino (i Regnicoli contribuiscono indistintamente nella proporzione dei loro averi ai carichi dello Stato) e, anzi, essa sarebbe stata il naturale correttivo delle diseguaglianze indotte dalla imposizione indiretta sui consumi.149)
I più avvertiti tra i ministri delle finanze parteciparono al dibattito e colsero il cuore del problema.
Quintino Sella nel 1862, quando l'unità era appena conseguita, ricordava alla Camera che i redditi di cui ciascheduno dispone sono il mezzo di soddisfare alle necessità e ai piaceri dell'esistenza e soggiungeva: Noi vogliamo che l'imposta sia proporzionale al reddito, ma perché lo fosse evidentemente la semplice proporzione numerica non potrebbe bastare. Una tassa del 10 su tutti sembrerà affatto equa, perché domanda una lira a chi ne ha 10 e domanda 10 centesimi a chi possiede una lira; ma se l'unica lira del povero è destinata a salvarlo dalla fame e la decima lira del ricco serve perché egli entri in teatro, ciò che in entrambi chiamasi lira non ha una eguale importanza e il contribuire con una medesima parte di aliquota corrisponde a sacrifizi radicalmente diversi.150)
Indicazione che, di H a pochi anni, Minghetti riprese quando, in un documentarissimo saggio, ammonì che, ferma rimanendo la contingente preferenza per la proporzionalità, codesta proporzione dell'imposta se sì guarda nei suoi effetti, torna più grave a chi meno ha di quello che sia al più abbiente; onde per giustificare l'apparènte eguaglianza uopo è che sia temperata dalla progressione.151)
E neppure nelle pratiche realizzazioni vi fu un aprioristico arroccamento anche se, negli anni in cui governò la Destra storica, in perfetta sintonia
W Si vedano M. PESCATORE, La logica dette imposte cit., pp. 17 sgg. e L, PALMA, Corso di diritto wsiiiHSgQitak, 3 voli,, Firenze, Pcllas ed., 3 ed. rtV, 1883-1885, voi. terzo, p. 49.
f9 Cosi la relazione predisposta dal minisene delle finanze Scila per il progetto di legge presentato alla Camera il 18 novembre 1862 e volto a istituire l'imposta di ricchezza mobile: e pubblicata in Documenti e discussioni sulla formatone del sistema tributario italiano, a cura di S. BUSCEMA e N. D'AMATI, 2 voli., Padova, Cedam, 1961, voi. secondo, pp. 45 e
151) M. MINGHETTI, Dell'ordinamento delle imposte indirette in Italia, in Nuova Antologia, 1869, voi. 10, p, 137.