Istituto per la storia del Risorgimento italiano

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Fondo Annaratone

Titolo originale:

Fondo Annaratone

Tipologia:

fondo

Data:

XIX sec. Metà - XX sec. Inizio

Consistenza:

una busta

Descrizione:

Il fondo denominato Carte Annaratone del Museo Centrale del Risorgimento è intestato alla figura dell’avvocato. Le carte sono ordinate in un’unica busta, la 934 e conservate in 84 fascicoli numerati, per un totale di 197 documenti. La maggior parte sono lettere e minute, ma il fondo è arricchito da altre tipologie documentarie, come stampati, manoscritti, disegni e fotografie Il carattere della documentazione è prevalentemente miscellaneo, contenendo – oltre un nutrito gruppo di lettere dirette all’intestatario del fondo – numerose carte di varia provenienza, raccolte dagli eredi di Angelo Annaratone, in primis la figlia Maria Antonietta e il genero, il Grande Ufficiale Mario Viana. È da registrare, inoltre, la donazione di Tommaso Palamenghi alla figlia di Annaratone Giuseppina di alcuni autografi provenienti dall’archivio di Nicola Fabrizi (1804-1885). Tra questi si segnalano le lettere di Giovanni La Cecilia, Giacomo Medici, Felice Orsin e Stefano Türr. Il carattere miscellaneo delle Carte Annaratone è all’origine della particolare distanza temporale degli estremi cronologici del fondo, essendo il documento più antico risalente al 1849 e quello più recente al 1957, specchio della particolare natura della documentazione, raccolta da più persone nel corso di diverse fasi storiche. Come ammoniva Emilia Morelli nel 1973, «l’interesse dei documenti sta nel fatto che ci illustrano la figura di un funzionario, un uomo, cioè, che appartiene a una categoria sulla quale, in Italia, gli studi sono appena iniziati».
Durante la sua tempestosa carriera prefettizia mantenne stabili contatti con la sinistra parlamentare, come attestano gli scambi epistolari con personaggi quali Benedetto Cairoli e Domenico Farini. Ma forse l’uomo politico che mostra i rapporti più intimi e cordiali con il prefetto e funzionario Annaratone è il bresciano Giuseppe Zanardelli, autore di una dozzina di lettere datate dal 1881 al 1886.
Non è chiaro come sia finito tra le Carte Annaratone il diploma di nomina di Francesco Crispi a membro onorario della loggia massonica «Italia Risorta» di Costantinopoli. Emilia Morelli avanza l’ipotesi che esso sia «rimasto sul suo tavolo nel periodo in cui Annaratone prestò servizio nel Gabinetto del Presidente del Consiglio».
Così che Angelo Annaratone fu un protagonista di uno dei periodi più controversi della storia italiana recente, portatore di trasformazioni profonde sul piano politico ed istituzionale. Come evidenziato di recente da Nico Randeraad, «la crisi di fine secolo segnò profondamente il corpo prefettizio, che nel volgere di un paio d’anni venne trasformato da una prestigiosa élite amministrativa, radicata nel cuore della tradizione risorgimentale, nel ricettacolo di gruppi politici rivali».
Su proposta di Giovanni Giolitti, il 4 marzo 1905 Annaratone fu nominato senatore del Regno per la 17a categoria, riservata agli Intendenti generali. Con questa categoria, lo Statuto Albertino assicurava al Senato del Regno la particolare competenza di alcuni funzionari, che rivestivano i più alti gradi nella pubblica amministrazione. Per accedere al titolo di senatore era necessario aver svolto almeno sette anni di servizio. Nella categoria degli Intendenti generali rientravano da una parte i Prefetti, ossia i rappresentanti del Governo centrale nelle province, dall’altra i Capi delle Aziende, ossia degli organi amministrativi che affiancavano i Ministeri nell’amministrazione centrale dello Stato. A questi ultimi era riservato il titolo di Intendente generale di azienda. In seguito alla riforma della pubblica amministrazione del 1853, la carica di Intendente generale d’Azienda fu abolita, decisione che aprì la strada alla lunga discussione circa l’ammissibilità alla 17a categoria dei Direttori e Segretari Generali dei Ministeri. Di fatto, dopo il 1870 il Senato non ammise, per questa categoria, se non Prefetti ed ex Prefetti. Complessivamente furono nominati 60 senatori per la 17a categoria. Angelo Annaratone salì al laticlavio in compagnia di Camillo Garroni Carbonara. Il 1° agosto 1914, al termine dell’incarico di Prefetto di Roma, Annaratone fu collocato a riposo da Antonio Calandra, successore di Giolitti alla presidenza del consiglio.Assai numerosi sono gli spunti di interesse delle Carte Annaratone, donate al Museo Centrale del Risorgimento dal genero di Angelo, il già ricordato Mario Viana. Oltre ad illuminare i diversi momenti della carriera di questo diligente funzionario dell’Italia unita, permettono di illuminare diversi ambiti della vita culturale e politica italiana lungo l’arco di quasi un secolo. Nel fondo, tuttavia, non vi è traccia dell’amara vicenda, rievocata in seguito dallo stesso Annaratone, che lo vide sottoposto ad un procedimento penale dell’Alta Corte di Giustizia, a causa del suo legame con Giovanni Giolitti. Il processo si risolse con l’assoluzione «per inesistenza di reato» del senatore Annaratone.
Tra gli altri documenti conservati nelle Carte Annaratone spiccano quattro lettere ad Annaratone, scritte dal dicembre 1911 al giugno 1913 dal principe prussiano Bernard von Bülow (1849-1929), il quale – dopo essere stato cancelliere del reich e causato l’isolamento politico della Germania – si era ritirato dalla vita politica, ma che sarà di lì a poco nominato ambasciatore a Roma. In questa sua veste tenterà inutilmente, allo scoppio della prima guerra mondiale, di scongiurare l’intervento dell’Italia al fianco delle potenze dell’Intesa. Indicative del genere di frequentazioni dell’avvocato Annaratone sono anche due lettere del geografo Onorato Caetani (1842-1917), già sindaco liberale di Roma (1890-1892) e ministro degli esteri (1896), una delle quali scritta dai tenimenti della nobile famiglia nelle pianure dell’Agro Pontino. Il romanziere Cesare Cantù (1804-1895) è mittente di un biglietto, datato semplicemente «Milano, 4 aprile».Ma «la lettera più divertente e imbarazzata» è quella che la scrittrice Corinna Teresa Ubertis scrive al prefetto Annaratone il 24 giugno 1912 da Firenze. Ella si rivolge all’alto funzionario al fine di raccomandare il fidanzato, il giornalista Ezio Maria Gray (1885-1969), per il posto di direttore de L’Adige. La richiesta non sarà soddisfatta, ma ciò non impedirà all’interessato di proseguire nella carriera di pubblicista, per poi divenire anche deputato, nonché esponente di spicco del regime fascista. Tra le cariche che Gray ricoprirà si ricordano quelle di membro del Gran Consiglio del fascismo (1924-1925), direttore della rivista Economia nazionale (1926-1934), commissario straordinario dell’Istituto Nazionale Luce (1933), vicepresidente della Camera dei fasci e delle corporazioni (1941-1943). Figura chiave per la propaganda del regime fascista, Gray nel 1943 aderirà alla Repubblica Sociale Italiana, ricoprendo la carica di commissario dell’EIAR. Nel secondo dopoguerra sarà sottoposto a processo e ad epurazione, ma ciò non gli impedirà di essere tra i padri fondatori del Movimento Sociale Italiano. Ottenuta l’amnistia, proseguirà la carriera politica, venendo eletto prima alla Camera (1953), poi al Senato (1963).

Storia archivistica:

Angelo Annaratone, nato a Frascarolo (Pavia) il 23 agosto 1844 e morto a Frascati (Roma) il 21 agosto 1922. Laureatosi alla Facoltà di legge dell’Università di Torino all’indomani dell’Unità, Angelo Annaratone svolse opera di proselitismo tra gli studenti per l’arruolamento nei volontari garibaldini. « Capopopolo all’Università di Torino » lo definisce il deputato Filippo Mellana, in una lettera di sostegno alla sua domanda di arruolarsi nel reggimento dei volontari garibaldini. Impegnato nella campagna del 1866, Annaratone si distinse nelle operazioni militari che si svolsero sul Monte Suello. Di questa impresa resta il congedo militare rilasciato ad Annaratone dal Corpo Volontari Italiani e, soprattutto, l’originale manoscritto di un suo diario, che sarà pubblicato postumo nel 1932. In seguito, è attestata la sua partecipazione alle operazioni militari di repressione del brigantaggio.Entrato al Ministero dell’Interno come ispettore generale, Annaratone percorse gradualmente tutti i gradini della carriera di funzionario dello Stato, fino a raggiungerne i massimi livelli. Fu prefetto in diverse città del Nord, del Centro e del Sud Italia, in anni cruciali per la formazione del nuovo Stato unitario. Resse, nell’ordine, le prefetture di Brescia (1892-1894), Girgenti (1894-1895), Novara (1895-1896), Parma (1896-1898), Bari (1898-1900), Livorno (1900-1904), Firenze (1904-1908) e Roma (1908-1914). D

La documentazione è stata prodotta da:


Persone:


Redazione e revisione:

  • Pizzo Marco, 2005/04/16, compilazione
  • Pizzo Marco, 2016/09/19, aggiornamento