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Fondo MediciTipologia:
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(s.d.)Consistenza:
[non specificata]Descrizione:
Il fondo archivistico di Giacomo Medici conservato presso il Museo Centrale del Risorgimento di Roma è raccolto nel Manoscritto N.13 composto da 114 fascicoli e comprende l’arco cronologico che va dal 1850 al 1879.La documentazione raccolta è costituita esclusivamente da lettere e telegrammi inviati a Giacomo Medici da vari personaggi: Giovanni Arrivabene, Giuseppe Avezzana, Giuseppe Beghelli, Agostino Bertani, Bigatti, Nino Bixio, Gerolamo Cantelli, Enrico Cialdini, Clemente Corte, Enrico Cosenz, Agostino Depretis, Alessando Dumas, Manfredo Fanti, Federico Carlo di Prussia, Felice Foresti, Giuseppe Garibaldi, Fillippo Gualterio, Enrico Guastalla, Francesco Domenico Guerrazzi, Giovanni Lanza, Vincenzo Malenchini, Giuseppe Massari, Giuseppe Mazzini, Marco Minghetti, Giorgio Pallavicino, Antonio Panizzi, Francesco Racchetti, Gaetano Sacchi, Emilia Ashurst Venturi, Carlo Vigliani, Vittori Emanuele II, Stefano Zirilli. Vi è poi una lettera di Giuseppe Montanelli ad Arnaud e autografi di ricordi di Giacomo Medici. E’ presente un indice iniziale delle lettere contenute nel volume manoscritto.
E’ opportuno segnalare alcune carte interessanti per comprendere la struttura e la composizione di questo fondo, in seguito all’analisi svolta nel corso della schedatura presso il Museo Centrale del Risorgimento:
-Lettera di Giovanni Arrivabene diretta a Giacomo Medici (Varese, 24.3.1859) in cui chiedeva che il figlio Alessandro (Ufficiale da dieci anni dell’Armata Austriaca, dopo aver domandato il congedo, passò due anni nelle prigioni di Milano per delitto d’alto tradimento) potesse combattere al fianco del Gen. Medici o nelle fila di Garibaldi (Ms.13 – lettera 1).
-Lettera di Giuseppe Beghelli diretta a Giacomo Medici (Torino, s.d.) in cui, dovendo scrivere la storia della Repubblica Romana, chiedeva notizie e copie di documenti (Ms.13 – lettera 3).
-Lettera di Nino Bixio diretta a Giacomo Medici (Meina, 12.9.1861) relativa alla partenza di Giuseppe Garibaldi per mettersi a capo dell’Armata Federale Americana. Bixio affermava che “il Governo lo vede andar via volentieri. Noi cosa facciamo? Scrivimi il tuo avviso” (Ms.13 – lettera 7).
-N.14 lettere di Enrico Cialdini dirette a Giacomo Medici nel periodo 1865 – 1874 (Ms.13 – Fascc.9-22).
-Lettera di Clemente Corte diretta a Giacomo Medici (3.3.1878) relativa all’elenco dei morti e feriti di Milazzo (Ms.13 – lettera 23).
-Lettera di Agostino Depretis diretta a Giacomo Medici (Napoli, 28.9.1860) circa ragguagli sull’arrivo di G. Pallavicino con lettere del Re che ricusava di mutare il Ministero come Giuseppe Garibaldi desiderava. Affermava di prevedere grandi guai. Inoltre Depretis annunciava di partire per Torino al fine di esporre chiaramente la situazione (Ms.13 – lettera 26).
-Lettera di Alexandre Dumas diretta a Giacomo Medici (s.d.) relativa alla richiesta di particolari sulla battaglia del Volturno (Ms.13 – lettera 27).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Modena, 15.10.1859) in cui comunicava in tutta segretezza il piano combinato per la campagna dell’Italia Centrale, nel dubbio che Garibaldi non glielo avesse confidato (Ms.13 – lettera 28).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Modena, 26.10.1859) in cui comunicava l’ordine del giorno per la difesa dei confini dello Stato Pontificio (Ms.13 – lettera 29).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Modena, 8.11.1859) in cui ordinava al Gen. Medici di non muoversi da Imola nonostante l’ordine datogli da Garibaldi di condurre la sua brigata dal Bologna a Rimini (Ms.13 – lettera 30).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Modena, 17.11.1859) in cui rimandava al Gen. Medici la sua domanda di dimissioni e lo esortava caldamente a non abbandonare l’esercito piemontese in un momento così difficile per l’Italia (Ms.13 – lettera 31).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Modena, 26.11.1859) in cui diceva di aver letto l’ordine del giorno del Gen. Medici del 18 nov. 1859 e dichiarava con franchezza di non trovare più la convenienza che il Medici avesse un comando in quell’armata (Ms.13 – lettera 32).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Torino, 24.5.1860) in cui ordinava al Gen. Medici, nella qualità di Ministro della Guerra, di inviargli le sue dimissioni dal servizio militare, in seguito al fatto che Fanti aveva letto sulla “Gazzetta del Popolo” la lettera con cui Medici dichiarava di aver ricevuto precise istruzioni da Garibaldi prima di partire dalla Sicilia (Ms.13 – lettera 33).
-Lettera di Manfredo Fanti diretta Giacomo Medici (Firenze, 8.4.1861) in cui ringraziava il Gen. Medici per le accoglienze che gli aveva fatto da antico camerata della Spagna. Forniva poi un giudizio sfavorevole sulle persone componenti il Gabinetto, degne persone, ma prive d’iniziativa (Ms.13 – lettera 34).
-N.25 lettere di Giuseppe Garibaldi dirette a Giacomo Medici dal 1857 al 1875 (Ms.13 – Fascc.37-62). Tra questa documentazione si indica in modo analitico:
a)lettera di G. Garibaldi a G. Medici (Genova, 21.12.1858) in cui essendo stato autorizzato dal Ministero ad organizzare le compagnie di bersaglieri della Guardia Nazionale, ne dava l’incarico al Gen. Medici (Ms.13 – lettera 39);
b)lettera breve di G. Garibaldi a G. Medici (Fino, 27.12.1859) in cui diceva: “Spero presto darti una buona notizia. Sto meglio, cammino, e sono sempre tuo G. Garibaldi” (Ms.13 – lettera 49);
c)lettera di G. Garibaldi a G. Medici (Torino, 5.1.1860) relativa alla organizzazione delel Guardie Mobili in Lombardia. Difficoltà esposte da Cavour, Dabormida, La Marmora (Ms.13 – lettera 50);
d)“Memoria al Generale Medici” (Torino, 25.4.1861). Garibaldi enumerava le cause del disaccordo tra lui e Cavour ed esponeva ciò che gli sembrava necessario per la salvezza dello Stato (Ms.13 – memoria 51);
e)lettera di G. Garibaldi a G. Medici (Brescia, 14.4.1862) in cui riconosceva di aver avuto dei torti con il Gen. Medici e lo pregava di perdonarlo (Ms.13 – lettera 55);
f)lettera di G. Garibaldi a G. Medici (Caprera, 1.1.1863) in cui raccomandava e mandava del denaro per i prigionieri di Messina, catturati in Aspromonte (Ms.13 – lettera 56).
Si segnala la mancanza del documento N.40 indicato nell’Indice del Volume come “Giuseppe Garibaldi a Giacomo Medici. Caprera, 8 gen. 1859. L’invita a mettersi d’accordo con Nino Bixio per l’organizzazione dei volontari. Per i mezzi s’intenda con Lafarina”. La perdita di questo documento è stata segnalata all’inizio del Volume da un appunto manoscritto della Dottoressa Emilia Morelli che data 20 dic. 1979.
-Lettera breve di Giuseppe Mazzini diretta a Giacomo Medici (13.8.1870) di cui si riporta integralmente il testo “Son qui in mani vostre. Venni in Palermo per la stessa ragione per la quale sono da molti mesi in Italia, per accertare possibilmente le condizioni morali e i gradi del malcontento nel paese. Voi sapete le mie credenze e non le dissimulo. Siamo per vie diverse…Comunque, ciò che vi chiedo come a uomo leale e onesto in ogni procedere, è una prontezza possibile nella decisione qualunque siasi che prenderete per me” (Ms.13 – lettera 84).
-Lettera di Emilia Ashurst Venturi diretta a Giacomo Medici (Londra, 28.8.1870) gli chiedeva, se venendo in Italia, le sarebbe stato consentito di vedere Giuseppe Mazzini prigioniero a Gaeta (Ms.13 – lettera 105).
-Lettera di Emilia Ashurst Venturi diretta a Giacomo Medici (Gaeta, 27.9.1870) in cui lo pregava di farle rinnovare il permesso di vedere quotidianamente Giuseppe Mazzini dal momento che tale permesso stava per scadere (Ms.13 – lettera 107).
-Lettera di Emilia Ashurst Venturi diretta a Giacomo Medici (Gaeta, 4.10.1870) in cui si rammaricava della proibizione fattale di non poter più visitare Giuseppe Mazzini e del sequestro delle sue lettere (Ms.13 – lettera 108).
-Lettera di Emilia Ashurst Venturi diretta a Giacomo Medici (Genova, 20.10.1870) in cui lo ringraziava per l’aiuto datole. Parlava dell’amnistia e del ritorno di Mazzini all’esilio volontario (Ms.13 – lettera 109).
Storia archivistica:
Milano 16 gennaio 1817 – Roma 9 marzo 1882Giovanissimo si arruolò volontario al servizio della Spagna nei Cacciatori di Oporto, perché il padre, espulso da Milano, doveva emigrare all’estero. Avendo ordito una congiura contro i Borboni di Napoli, G. Medici fu sottoposto ad un Consiglio di Guerra. Nel 1846 andò in Inghilterra dedicandosi al commercio, venendo a contatto con i maggiori patrioti italiani lì rifugiati. Raggiunse quindi il padre nell’America Meridionale e qui conobbe Giuseppe Garibaldi. Nel 1848 tornò in Italia ed insieme a Giuseppe Guerrazzi cercò di far dare a Garibaldi il comando delle truppe toscane, senza riuscirci. Quindi raggiunse Garibaldi a Bergamo e durante le operazioni di guerra Giacomo Medici ebbe il comando della riserva dopo il fatto d’arme di Luino: impiegò tale riserva per cacciare gli Austriaci. Dopo varie peripezie il Medici da Bologna con altri volontari raggiunse Roma e fu mandato a presidiare Villa Corsini, sotto tiro dalla truppe francesi. Poco dopo i francesi che avevano occupato Villa Pamphili, vennero attaccati dalla colonna Medici, che dopo aspro combattimento dovette fermarsi al Vascello. Giacomo Medici si distinse nell’ultima difesa a Porta S. Pancrazio, venendo promosso Tenente Colonnello e qualche anno dopo il Re lo nominò Marchese del Vascello. Finita la difesa di Roma Giacomo Medici ritornò all’attività del commercio del carbone a Genova, ma nel 1859 tornò a combattere con Garibaldi al comando dei Cacciatori delle Alpi.
Note:
Si rimanda al saggio critico di Emilia Morelli, I fondi archivistici del Museo Centrale del Risorgimento, Quaderni di Clio – 9, La Fenice Edizioni – Roma, 1993, pp.101-102Redazione e revisione:
- Pizzo Marco, 2005/04/16, compilazione
- Pizzo Marco, 2006/03/15, aggiornamento