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Carte Francesco Pais Serra » Carteggio di Francesco Pais Serra. » Da: Pais Serra Francesco, Cocchi Pais Ida (Chambéry) A: Cocchi Pais Ida (s.l.)Da:
- Pais Serra Francesco
- Cocchi Pais Ida, DESTINATARIO
A:
Cocchi Pais Ida (s.l.)Luogo di partenza:
ChambéryData:
1870/11/07Tipologia:
carteggioTipologia della missiva:
letteraConsistenza:
1 letteraSegnatura:
(PAIS 1) 7Lingua:
italiano; franceseNote al destinatario:
DESTINATARIOContenuto:
Chambery, 7 novembre 1870“Non ho potuto scriverti prima d’oggi, a motivo che dall’ultima volta che ti scrissi, sono stato sempre in viaggio e non ho potuto, come avrei desiderato scriverti, arrivato a Dole, mi portai negli avamposti ed ebbi il piacere di vedere da lontano i prussiani ed i loro accampamenti, conobbi che la loro posizione era precaria allo scopo di mascherare le loro masse su Lione e fors’anco per attirarci sulla loro destra, onde circondare il nostro piccolo Corpo tagliandolo dalla sua base d’operazione ed in caso di sconfitta impedirgli la ritirata sulla Svizzera dalla quale lo dividono appena due miglia italiane; ho il conforto di dirti che non mi sono punto ingannato nel far […] su tal giudizio perché venne trovato logico da Garibaldi ed in seguito le ulteriori mosse prussiane lo hanno confermato, quindi i prussiani delusi nelle loro speranze hanno finalmente ieri levato il campo e pare si dirigono presso Belfort per minacciarci di fianco, ma passeranno dieci o dodici giorni prima che questo nuovo piano venga compito in modo da renderne [serio], conveniente ed efficace un combattimento, al quale non voglio mancare e non mancherò sebbene il mio dovere mi imporrebbe di non allontanarmi da Chambery ove ho il supremo comando dei Battaglioni che si organizzano e si organizzeranno; siccome l’attuale mia posizione sarà per te affatto nuova vengo a spiegartela. Arrivato a Dole, ebbi da […], Frapalli, Sabbia e tant’altri le più simpatiche dimostrazioni di affetto e di stima, tutti mi volevano presso di loro ed io mi trovavo in un serio imbarazzo, dal quale mi levò il mio buon Generale Garibaldi, il quale appena conosciuto il mio animo, mi chiamò presso di sé e dopo avermi colmato d’ogni sorta di gentilezze e pregato ripetutamente di salutarti, mi pregò di rimanere al suo fianco; io però risposi che ero venuto per prendere un comando attivo e che deciderono condurre al fuoco i nostri volontari, in allora volle darmi il comando del Battaglione comandato dal Maggiore Erba, ma io credetti mio dovere di delicatezza di non accettare un comando che si toglieva ad un buon patriota e ad un valoroso ufficiale; il Generale apprezzò la mia maniera di sentire e siccome voleva ad ogni costo che io prendessi un comando attivo, mi pregò di portarmi immediatamente a Chambery per formare un Battaglione di mio aggradimento; volle che gli dicessi il grado che io desideravo, ma io nulla volli e partii col grado di Maggiore che mi venne dato dallo Stato Maggiore; tu non puoi farti un’idea del modo con cui venni ricevuto da Garibaldi; immaginati che parlai con lui per più di un’ora, malgrado che vi fosse una folla di ufficiali che desiderava parlargli, e quel che è più che da circa un’ora e mezzo fossero attaccati i cavalli alla vettura che doveva portarlo agli avamposti; credi mia cara che non dimenticherò mai la bella accoglienza che m’ebbi, e posso dirti che pochi sono stati come me così bene ricevuti, al punto che nell’uscire dalla sua camera venni fatto segno di rimarco da tutto lo Stato Maggiore; non è già per vanità o per leggerezza che io ti scrivo di simile ricevimento, quasi come di una segnalata vittoria, ma esclusivamente perché tu ti convinca che le arti dei calunniatori non mi hanno, come temevo, alienato la stima degli uomini di onore e di cuore. Arrivato a Chambery trovai un dispaccio fatto direttamente dal Generale Garibaldi col quale pone sotto ai miei ordini il Maggiore Mazza, […] ed un altro Maggiore di cui non ricordo il nome, tutti comandanti di Battaglioni in formazione e come ciò fosse poco, conferisce a me solo, il comando e la direzione di tutti i Battaglioni che si formano e si formeranno nella Provincia di Savoja, rendendomi padrone di prelevare quelle somme che al mio ufficio occorreranno e rendendomi autonomo ed indipendente da chicchessia; vedi quale nuova prova di affetto e di fiducia ha voluto darmi Garibaldi! Non è vero che al mio arrivo ho avuto una bella sorpresa? Eppure io non sono contento, perché mi trovo lontano dal campo di battaglia e perché temo che non arrivi a tempo per prendere posto al primo combattimento, che sarei ben infelice se ciò dovesse accadermi, e sono tanto disgraziato che non posso sottrarmi ad un così orribile presentimento! Quando penso a così dolorosa probabilità sono quasi per dispormi ad abbandonare la presente missione ed a far ritorno a Dole; basta prenderò consiglio dalla notte e ti scriverò di tutto ciò che avrò deciso. Intanto tu prega Venturini che mi mandi a Chambery quanti volontari può, scrivi a [Rossi] che venga con i suoi amici ed assicurali che a S. Michel o meglio a [Tura] troveranno i comitati che loro serviranno i mezzi di trasporto. Prega Venturini di volermi scusare se oggi non rispondo alla sua [nuova] lettera, ma che vi risponderò dimani; pregalo ancora, se al congresso dei democratici, vuol parlare a mio nome, che io sono d’avviso che si deva concorre in massa alle elezioni, propugnando la candidatura di soli repubblicani, combattendo quella degli uomini dell’equivoco, come i Casarini, Vicini, Busi Buratti ed altri ed insistendo presso gli elettori, pochi diano ai deputati il mandato imperativo di non giurare; infine dirai a Venturini che sa bene come la penso e che quindi parli come io parlerei.
Scrivimi dirigendo le lettere a Chambery, fino a nuovo avviso. Non scrivermi mai di affari privati, ne per chiedermi del denaro, perché le lettere possono smarrirsi ed essere intercettate ed in questo caso noi faremo sapere a tutti i nostri affari. Oggi ti accludo 100 lire, non ho altra somma, a giorni ritirerò del denaro e te ne spedirò dell’altro. Paga qualche piccolo debito e ora addio mia Ida, bacia tutti di casa, saluta tutti gli amici, in ispecial modo Venturini [Petroni] padre e figlio, Fortis, […] ecc. che ci è di nuovo di Matteucci? Scrivimene tuo fedele Cicillo”.
Tipo di numerazione:
cartulazioneNote:
Lettera manoscritta su carta intestata: “République Française. Armée des Vosges. Lègion Italienne”.Denominazione desunta: Lettera di Francesco Pais Serra (che si firma Cicillo) ad Ida Cocchi Pais.
Persone:
- Cocchi Pais Ida, DESTINATARIO
Redazione e revisione:
- Merigliano Alessandra, 2011/09/07, compilazione
- Merigliano Alessandra, 2011/09/07, aggiornamento