Istituto per la storia del Risorgimento italiano

Consultazione on-line del patrimonio archivistico

Fondo Filippo Cordova

Titolo originale:

Fondo Filippo Cordova

Tipologia:

fondo

Data:

(s.d.)

Consistenza:

[non specificata]

Descrizione:

Risorgimento di Roma è raccolto nel Manoscritto N.16: la documentazione raccolta è costituita esclusivamente da lettere, minute di lettere, promemoria, compresi nel periodo di tempo che va dal 1853 al 1871.
In particolare il volume manoscritto è costituito da lettere dirette a Filippo Cordova da: Camillo Cavour (1853 – 1860); Agostino Depretis Cordova (1860 – 1866); Giuseppina Lafarina (1860); Vincenzo Fardella, Marchee di Torrearsa (1860 – 1868); Conte Ottaviano Vimercati (1861 – 1864); Urbano Rattazzi (1860 – 1864); Quintino Sella (1861 – 1868); Sebastiano Lella (1864 – 1867); Domenico Farini ed altri componenti della famiglia (1866 – 1867); Francesco Petruccelli della Gattina (1866); Luigi Menabrea (1867); Antonio Scialoja (1866); Marco Minghetti (1861); Angelo Messedaglia (1868); Federico Seismit-Doda (1868); Pietro Bstogi (1868); Lorenzo Valerio (1862); Alessandro Rossi (1868); Giacomo Plezza (1866); Carlo De Cesare (1868); E. Fossombroni (1867); Paolo Solaroli (1866); Lodovico Frapolli (1868); Marchese Gioacchino Pepoli (1867); Giuseppe Regaldi (1867); Delli Franci (1867); Monzani (1865); Contessa Maria della Torre (1864); Salvatore Chindemi (1864).
- Vi sono poi autografi di Filippo Cordova (1861 – 1868) e documenti vari (lettere, minute, promemoria) degli anni 1860 – 1871.


Si rimanda al saggio critico di Emilia Morelli, I fondi archivistici del Museo Centrale del Risorgimento, Quaderni di Clio – 9, La Fenice Edizioni – Roma, 1993, p.102

Storia archivistica:

Aidone (Caltanissetta) 1 maggio 1811 – Firenze 16 settembre 1868
Discendente dal nobile catalano Pedro de Cordova y Aguilar, fu precoce negli studi letterari e si laureò in giurisprudenza a Catania nel 1829. Più tardi divenne Segretario del Consiglio Provinciale di Caltanissetta e nel ’39 fu chiamato alle funzioni di Consigliere d’Intendenza della stessa città, mostrandosi molto attento ai reclami dei Comuni vittime delle prepotenze dei baroni: infatti con un avviso del 29 agosto 1839 si esprimeva contrario alle pretese della riscossione delle decime accampate dal clero di Girgenti. Il 13 agosto 1848 gli venne affidato il Dicastero delle Finanze nel governo di Torrearsa, affrontando una situazione molto difficile a causa della reazione borbonica in atto e delle finanze dissestate. L’atto a cui più si lega il nome di Cordova come Minstro fu il decreto di abolizione del dazio sul macinato (13 ottobre 1848), giustificato dall’alto costo della riscossione e dalla speranza di spingere le masse alla difesa della rivoluzione. Fu attaccato sia dalla destra per il suo anticlericalismo sia dalla sinistra per la sua durezza, Filippo Cordova presentò le proprie dimissioni il 28 novembre e il 29 dicembre 1848, entrambe le volte ritirate per il voto di fiducia della Camera, divennero però irrevocabili il 13 gennaio 1849. L’ultimo impegno lo attuò nella direzione di un giornale da lui fondato, la “Luce” e poi il 21 aprile 1849 s’imbarcò per Marsiglia, andando poi a Torino. In questo periodo il Cordova cominciava a legarsi agli esponenti del futuro gruppo dirigente piemontese, nella scelta di vivere all’ombra di Cavour: da qui la collaborazione e la direzione del “Risorgimento” (1852), rivista voluta da Cavour, quella successiva del “Parlamento” (1853 – 1854), la nomina a socio dell’Accademia di Filosofia Italica, la collaborazione con il “Cimento”, l’insegnamento del Diritto Amministrativo nell’Istituto Superiore di Commercio di Torino. Il Cordova ottenne negli anni altri riconoscimenti: nel 1857 il conferimento dell’Ufficio di Statistica nel Ministero degli Interni, nel 1860 la promozione a Direttore Generale di Statistica ad opera di Rattazzi e nell’aprile Segretario Generale delle Finanze, entrando nel primo Ministero Ricasoli col Ministero dell’Agricoltura. Nel 1861 divenne Ministro dell’Agricoltura del Regno d’Italia e il 1 marzo 1862 Filippo Cordova batteva Giuseppe Garibaldi nell’elezione a Gran Maestro della Massoneria, setta che sotto la sua direzione prese il carattere di organizzazione pararivoluzionaria per diventare filogovernativa. Nel nuovo governo Rattazzi, il Cordova divenne Ministro della Giustizia, uscendo ben presto dal governo e schierandosi con la sinistra nella votazione sulla questione romana e polacca del 20 giugno 1863, sulle misure militare dei renitenti alla leva in Sicilia il 9 dicembre 1863, sul contenzioso amministrativo il 9 giugno 1864, sulla politica finanziaria del governo Minghetti il 5 luglio 1864. Si riavvicinò alla maggioranza con la crisi per il trasferimento della Capitale, divenendo nel governo Ricasoli prima Ministro dell’Agricoltura poi Ministro della Giustizia (1867). Il 10 marzo 1868 la Camera lo nominò Presidente della Commissione d’Inchiesta sul corso forzoso, introdotto da Scialoja nel 1866, ritenendo che il provvedimento di Scialoja fosse immotivato sotto il profilo finanziario, economico e politico. Già da tempo malato di cuore, morì nella sua casa di Firenze il 16 settembre 1868 dopo una lunga agonia e non senza che si diffondessero i sospetti di un suo avvelenamento. La salma fu tumulata a Firenze nel cimitero di San Miniato.

Note:

Si rimanda al saggio critico di Emilia Morelli, I fondi archivistici del Museo Centrale del Risorgimento, Quaderni di Clio – 9, La Fenice Edizioni – Roma, 1993, p.102.
Dizionario del Risorgimento Nazionale. Dalle origini a Roma Capitale. Fatti e Persone, Vol. II, Editore Francesco Vallari, Milano, 1933, pp.744-745
Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Vol. 29, Roma, 1983, Società Grafica Romana, pp. 30-35

La documentazione è stata prodotta da:


Persone:


Redazione e revisione:

  • Pizzo Marco, 2005/04/16, compilazione
  • Pizzo Marco, 2006/03/15, aggiornamento