La prima idea del Museo del Risorgimento all’interno del Vittoriano può essere fatta risalire all’l’architetto Giuseppe Sacconi, autore del progetto del Vittoriano, pensò di inserire all’interno di quest’ultimo anche un Museo Del Risorgimento.
Nel 1911, in concomitanza con le celebrazioni avvenute a Roma per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, venne allestita all’interno dei locali del Vittoriano una mostra temporanea sul Risorgimento, con particolare riguardo alla storia di Roma e dello Stato pontificio, curata da Vittorio Fiorini, mentre il presidente del comitato ordinatore era Ferdinando Martini. Vennero quindi esposti per la prima volta i documenti della Sezione Risorgimento della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II: un nucleo di lettere dei fratelli Bandiera, carte Cavour, Depretis e di La Farina; il carteggio Medici, la biblioteca Crispi, l’archivio Jessie White Mario e il carteggio Mazzini.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale, salutata nel 1915 come la quarta guerra d’Indipendenza italiana, aveva richiamato l’attenzione di Paolo Boselli, presidente del Comitato Nazionale per la storia del Risorgimento italiano e futuro presidente del Consiglio del Ministri, che aveva auspicato “di raccogliere testimonianze e documenti sulla guerra, la quale si presentava come un corollario storico delle guerre per la nostra unità politica”. Si ritenne così opportuno raccogliere documenti di ogni genere a testimonianza di un evento di cui si intuiva la portata storica con l’intenzione di conservare, in maniera capillare, “la contemporaneità”.
Nel 1924 era stata allestita dal Comitato Nazionale una piccola mostra dedicata a Mazzini nei locali del Palazzetto Venezia organizzata e curata da Mario Menghini, che proprio in quegli anni aveva avviato la compilazione dell’edizione nazionale degli scritti del patriota genovese. L’esposizione del 1924 fu il preambolo della mostra mazziniana organizzata nel 1949 nei locali dell’Ala Brasini del Vittoriano in occasione del centenario della Repubblica Romana che intendeva valorizzare la “gemma più preziosa” delle collezioni, ossia la raccolta di autografi donata da Ernesto Nathan. Si auspicava quindi che questa mostra potesse essere l’inizio della realizzazione a Roma di un museo che raccogliesse tutte le testimonianze del Risorgimento conservate dalle varie istituzioni presenti nella Capitale. Si trattò dunque di un evento che, negli anni della ricostruzione, si caricava anche di valenze simboliche.
Iniziava così una nuova stagione di arricchimento delle collezioni del museo anche grazie ad apprezzate mostre a livelli internazionale come quella organizzata a Londra sui rapporti tra Italia e Inghilterra nel 1952 a cura di Emilia Morelli.
Nel 1968, in concomitanza con le celebrazioni del cinquantenario della fine della Prima guerra mondiale, venne parzialmente all’allestita, e riaperta al pubblico, la galleria 14-18, al fine di creare un percorso di vita comune con il Sacrario delle Bandiere. Nel 1969 il Vittoriano fu oggetto di un attentato terroristico coincidente con la strage di piazza Fontana a Milano che portò agli occhi dell’opinione pubblica la funzione simbolica del monumento.
Bisognerà attendere fino al 2 ottobre 1970 per assistere ad un primo tentativo di sistemazione “definitiva” del Museo: l’occasione venne fornita dalle celebrazioni per il centenario del plebiscito romano e il criterio ordinatore del Museo fu, per esplicita dichiarazione, lo stesso della mostra del 1911. L’allestimento del museo privilegiava un percorso cronologico e spesso i documenti o i cimeli erano inseriti in ambienti “contestualizzanti” (ad esempio era stata realizzata la ricostruzione del primo parlamento italiano e i cimeli della guerra ’15-’18 erano stati inseriti in scenografiche trincee).
Nel 1972 nei locali del rinato museo venne allestita, temporaneamente, una mostra mazziniana, ma anche questa sistemazione fu di breve durata giacché il Museo fu di nuovo chiuso nel 1979 per inagibilità e alcuni spazi vennero adibiti solo a mostre temporanee che consentirono di esporre solo alcune porzioni del ricco patrimonio documentario del Museo.
Successivamente, seppure il museo restò chiuso, vennero allestite alcune mostre significative nei locali nel Vittoriano come la mostra Garibaldi Arte e storia (1982).
La nomina di Giuseppe Talamo nel 1995 a presidente dell’Istituto portò alla riapertura del Museo nel 2001 con un allestimento suddiviso per aree tematiche. L’allestimento attuale, sempre ideato da Giuseppe Talamo, fu portato a termine dal suo successore, Romano Ugolini e venne inaugurato nel 2011 in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità.
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