Storia

L’ Archivio del Museo Centrale del Risorgimento ai è costituito nel corso dei decenni grazie a trasferimenti, lasciti e donazioni provenienti dallo Stato, da altre istituzioni pubbliche e da soggetti privati. Per il periodo storico che va dall’età napoleonica alla fine della Grande Guerra esso rappresenta un unicum per la vastità dei materiali conservati e per il loro valore storico-documentario

Documenti archivio

L’11 marzo del 1884 alcuni rappresentanti della commissione romana per la raccolta di materiale per l’allestimento di una mostra sul Risorgimento che doveva aver luogo a Torino, inoltrarono al re Umberto I una proposta per creare stabilmente a Roma un museo nazionale sul Risorgimento. Intanto il primo nucleo di libri, manoscritti, cimeli, dipinti e sculture della Biblioteca Nazionale di Roma si andò lentamente ampliando strutturandosi tramite una mirata campagna di acquisti e di donazioni in un apposito fondo che venne ordinato ed inventariato nel 1906 dando vita, all’interno della Biblioteca Nazionale, alla sezione del Risorgimento. Infatti, con un regio decreto del 17 maggio 1906 n. 212, dietro proposta degli onorevoli Sonnino e Boselli, si era istituito un Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento, che nell’idea del legislatore era una sorte di preambolo per la costituzione del primo nucleo del Museo. Nel 1911 in concomitanza con le celebrazioni avvenute a Roma per l’Unità d’Italia venne allestita all’interno dei locali del Vittoriano una prima mostra temporanea del Risorgimento, curata da Vittorio Fiorini.

Questa prima mostra (20 settembre 1911-30 aprile 1913) era soprattutto una sorta di presentazione ufficiale del vario ed eterogeneo materiale (documenti, armi, cimeli di vario tipo, stampe, disegni, dipinti e sculture) che era stato raccolto fino a quel punto e sarebbe dovuto diventare il nocciolo di un più vasto museo storico documentario che doveva comprendere oltre alla collezione d’arte anche un imponente archivio e una biblioteca storica tematica.

Ma lo scoppio del primo conflitto mondiale e la tormentata vicenda della conclusione del Vittoriano provocarono una notevole variazione nell’assetto degli spazi interni. Infatti, se da una parte la fine del conflitto bellico provocò la necessità di raccogliere anche le testimonianze dell’ultima guerra, considerata da alcuni come la fine della liberazione nazionale, e quindi del Risorgimento, dall’altra il monumento a Vittorio Emanuele II fu il sito prescelto per accogliere le spoglie del Milite Ignoto, che il 4 novembre 1921 venne trasportato con un una imponente cerimonia, mentre nel 1925 avvenne il primo completamento dell’Altare della Patria con la collocazione della statua della Dea Roma. Fin dallo scoppio della Prima guerra mondiale Paolo Boselli, presidente del Comitato Nazionale per la Storia del risorgimento, intraprese una mirata attività finalizzata all’incremento del materiale del Museo Centrale del Risorgimento con le testimonianze della guerra che “si presentava come un corollario storico delle guerre della nostra unità politica”. Tramite una serie di corrispondenti vennero così richiesti manifesti governativi, ordini del giorno militari, proclami, bandi, canti popolari, diari e corrispondenze di guerra, ritratti fotografici dei soldati caduti sul fronte, giornali stranieri e “materiale grafico di ogni specie (ritratti, istantanee di azioni militari, di monumenti, illustrazioni di propaganda, caricature, ecc.) …[e] una raccolta compiuta di cartoline militari uscite prima e durante la guerra. Per altra via ci siamo assicurate le fotografie originali (edite e inedite) fatte per i migliori giornali illustrati”. Una prima soluzione per il contenimento di questo materiale eterogeneo fu offerta dalla costruzione, effettuata tra il 1923 e il 1931, della nuova ala del Vittoriano ad opera dell’architetto Armando Brasini. Questa costruzione posta sulla sinistra del Vittoriano, lungo la via che costeggia i Fori Imperiali, avrebbe dovuto accogliere adeguatamente parte del museo e della biblioteca.

Durante gli anni ‘30 sembrò imminente l’apertura del Museo del Risorgimento, giacché si stava provvedendo alla costruzione di mobili in bronzo e a nuove strutture espositive e anche la collezione d’arte subì un notevole incremento, grazie alla donazione effettuata nel 1935 dalla Regina Elena di una serie di opere provenienti dal concorso nazionale bandito per illustrare “La Guerra e la Vittoria”. Le opere che giunsero dal concorso indetto dalla Regina furono in parte collocate lungo il lungo corridoio detto “delle Medaglie d’Oro”.

La situazione del Museo Centrale del Risorgimento di Roma rimase immutata fino al 1935 quando, il 24 maggio, si inaugurarono i nuovi ambienti che avrebbero dovuto essere destinati al museo e la nuova sede dell’Istituto per la Storia del Risorgimento all’interno del Vittoriano. In questo stesso anno si effettuò una divisione del materiale fino ad allora raccolto tra due istituzioni: la collezione d’arte, i cimeli e l’archivio storico restarono di competenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano nei locali del Vittoriano, mentre il fondo della biblioteca e dell’emeroteca, compresa la raccolta dei bandi, furono destinati all’Istituto Storico per l’Età moderna e contemporanea. Dopo l’acquisizione dei nuovi spazi all’interno del Vittoriano giunsero numerosi cimeli, opere d’arte e documenti tramite donazioni, acquisti e lasciti di eredi di artisti o di eroi risorgimentali, mentre, durante il successivo periodo bellico si svolse un fitto scambio di prestiti e depositi.

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