Giuseppe Mazzini, tra gli esponenti del Risorgimento italiano, è quello che ancora oggi attira su di sé giudizi contrastanti e spesso opposti. Consegnarlo alla storia non è un’operazione facile, proprio per l’oggettività complessità della sua figura come intellettuale e della sua biografia politica dai tratti a dir poco avventurosi. L’incontro organizzato lo scorso 19 giugno dal Ministero della Cultura in collaborazione con l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano è nato proprio con l’idea di verificare lo stato dell’arte della storiografia, italiana e internazionale, su Mazzini, cercando di isolare alcuni dei temi più legati al suo pensiero e alla sua esperienza.
Tra questi, quello della democrazia e quello della nazione, il cui legame sul piano ideale e istituzionale è tornato di grande attualità ai giorni nostri. Si è poi ragionato sulla fortuna e recezione di Mazzini nella storia italiana: dal punto di vista iconografico e delle immagini, così come sul piano degli usi politico-ideologici. L’eredità di Mazzini, infatti, è stata rivendicata dopo la sua morte non solo dal mondo democratico-repubblicano, ma anche da altre tradizione e famiglie politiche: basti pensare all’uso strumentale che ne ha fatto il fascismo o, dopo la caduta di quest’ultimo, dallo stesso antifascismo in una chiave legittimante della neonata repubblica.
Questa complessità di Mazzini si è tradotta nel fatto che la pubblicazione delle sue opere, iniziata nel 1904 e ancora non conclusa, rappresenti una sorta di monumento di carta, un caso unico nella storia politico-culturale italiana, all’interno del quale si possono attingere suggestioni d’ogni tipo, in grado di giustificare le letture più diverse del suo pensiero, caratterizzato da una grande capacità visionaria. Che è il motivo per cui consegnare Mazzini al passato non è facile e forse non è neppure giusto. Si tratta infatti di un autore che con la sua scelta di legare il pensiero all’azione, i diritti ai doveri, la riflessione culturale solitaria all’impegno organizzativo pubblico ha ancora molto da dire e insegnare.
In ogni caso, parliamo di un autore che, essendosi dato per primo l’obiettivo dell’indipendenza e dell’unità dell’Italia, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita dello Stato nazionale italiano, la cui continuità dal punto di vista storico-culturale e politico-istituzionale rappresenta ancora oggi una questione di grande rilevanza. Ricordare la sua figura in una chiave interpretativa critica e in una prospettiva rigorosamente storica e dunque oggi una necessità. Anche per contrastare quella tendenza all’oblio e alla rimozione della nostra storia collettiva che rischia altrimenti di segnare in modo negativo soprattutto le nuove generazioni.
In questa chiave, l’appuntamento su Mazzini è il primo di una serie di incontri pubblici che il ministero intende organizzare su altre figure di politici e pensatori che, ognuno a suo modo, hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo politico-culturale dell’Italia. Il prossimo incontro, nell’anno che ricorda il centenario della sua nascita, sarà in ottobre su Alessandro Manzoni.
Per la registrazione video-audio integrale dell’incontro, realizzata da Radio Radicale, clicca qui