Con il triennio 1859-1861 l’immagine e la realtà di Roma città chiusa in se stessa, isolata e staccata dal resto della penisola, vengono spazzate via. Come già nel 1849, durante la seconda guerra di indipendenza il mondo esterno si catapulta nell’Urbe. Il clima di fermento patriottico che si sviluppa porta a Roma il Comitato nazionale a trasformare la città quasi in una zona franca sottratta al controllo delle autorità pontificie e nella quale per la prima volta dopo la caduta della Repubblica romana lo spazio cittadino diviene il palcoscenico per affermare la concreta presenza dei patrioti nella vita quotidiana. L’armistizio di Villafranca non segna la totale normalizzazione della situazione e ancora nei primi mesi del 1861 le strade, i teatri, l’Università sono i luoghi dove i liberali e i papalini ‘danno battaglia’ per la conquista dello spazio pubblico e per attestare una maggiore visibilità rispetto alla parte avversa. L’irruzione del mondo esterno nella Città Eterna trova poi altre manifestazione nell’afflusso verso Roma di volontari stranieri pronti a combattere in difesa del potere temporale della Chiesa, i quali diventano un elemento importante della vita cittadina; così come si riflette nella concentrazione nell’Urbe della nobiltà legittimista partenopea, che determina un coinvolgimento di ciò che rimane degli Stati della Chiesa del grande brigantaggio post-unitario. Il metodo scelto da Roncalli nel redigere i suoi polizzini permette di avvicinarsi alla comprensione della reale atmosfera quotidiana nella capitale pontificia in quei mesi con una immediatezza e una freschezza del tutto peculiari, accentuate dalla capacità del redattore di immedesimarsi nello stato d’animo dei propri concittadini.
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